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Terra di confine abbracciata da due mari e sorretta da una storia millenaria nelle province di Lecce e Brindisi, il Salento è il tacco dello stivale Italiano.
Tradizioni, sapori e colori si esaltano in uno degli scenari più meravigliosi che il Mediterraneo possa offrire.

Si chiamavano Messapi e popolarono il Salento nel VII sec. a.C. Una cultura che venne dal mare e come l’olio si è poi diffusa ovunque in questo angolo d’Italia dove ancora si parla un dialetto antico, elladico, il grecanico. E con la lingua, ecco la danza, quella delle donne pizzicate dalla tarantola, che trovano conforto nel mistero della chiesa di San Paolo a Galatina, vero cuore del Salento.
Oggi un festival estivo porta la pizzica in ogni piazza salentina, ma le sue radici vanno scovate nelle pieghe della storia e quella locale è così antica da rifarsi ai primi europei. Molte le grotte ricche di reperti archeologici del paleolitico, come quella della Venere, a Parabita, quella famosa dipinta di Porto Badisco o quelle dello stupendo Parco Regionale di Porto Selvaggio, affacciato sul mare: Grotta di Capelvenere, Grotta dell’Alto e la Grotta del Cavallo, nella baia di Uluzzo.

La costa Ionica da Pulsano fino alla punta di Santa Maria di Leuca alterna sabbia dorata a bassi profili, mentre il carattere della costa adriatica si esprime in maestose scogliere con panorami mozzafiato. Uno scenario incantevole, in cui gioielli della cultura più recente spiccano e riscaldano il cuore: la cattedrale bizantina di Otranto – protesa verso l’Oriente – con il mosaico dell’Albero della Vita, o il castello di Castro dell’XI secolo dove forse sbarcò Enea. E poi la magnifica Lecce, gioiello barocco dalle 40 chiese, che proietta il viaggiatore al centro di una scenografia cinematografica.

Santa Maria di Leuca, come fosse uno spartiacque tra i due mari, con la stupenda Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae segna per l’appunto la “fine della terra” e, circondata da fantastiche ville liberty, invita alla meditazione e aiuta l’ispirazione.
Chi ama la spiaggia non deve perdersi quelle di Gallipoli, come la Baia Verde o quella infinita di Marina di Pescoluse, che ai più ricorda le Maldive.
Infine, ecco Manduria, che ci restituisce le migliori mura messapiche giunte a noi e un labirinto di strade, che una volta era il ghetto ebraico. Qui inizia la via del Primitivo, il vino rosso DOC che – insieme al Negroamaro – ci introduce alla tradizione enogastronomica salentina. Frutti di mare (i crudi), polpa alla pignata, cozze arrancate dal mare, oppure caciocavallo, cutturiddi (stufato di agnello) e parmigiana di carciofi dalla terra: i piatti del Salento portano con loro la magia di una storia infinita.